Ieri mattina sono andata in ostello verso le nove e mezzo, come d’accordo con l’indiana. A noi si sono uniti il professore di storia spagnolo (che lavora in Germania) e il suo amico turco (che ha anche la cittadinanza tedesca). Abbiamo preso il tram per raggiungere il molo a Kabataş, da cui partono i traghetti che portano alle Isole dei Principi. Stavamo per fare i biglietti, quando ci hanno avvisati che le corse erano al momento soppresse a causa della nebbia. Hanno aggiunto di aspettare un quarto d’ora per sapere se avrebbero ripreso o meno. Nell’attesa ci siam seduti a bere tè in un chioschetto vicino alle partenze.

Visto che poi hanno confermato che la nave non partiva, abbiamo cambiato piani. La ragazza indiana è andata a palazzo Topkapı, mentre io e gli altri due siamo andati a Miniatürk, un piccolo parco in cui ci sono le riproduzioni di molti dei più importanti luoghi e monumenti della Turchia. Lì abbiamo mangiato la “Kumpir” (ne avevo già parlato qui).

Alle tre siamo tornati indietro e siamo andati al Bazar delle Spezie a Eminönü. Un luogo davvero molto suggestivo e meno turistico rispetto al Grand Bazar di Beyazıt.

Dopo ci siamo diretti alla Torre di Galata per incontrarci di nuovo con l’indiana, ma non siamo riusciti a incrociarci così, dopo un po’ che aspettavamo, siamo saliti fino a Istiklal. Stavamo per entrare in una “lokanta” (ristorante che serve cibi già pronti e tenuti al caldo) e l’indiana mi ha telefonato per chiedermi dove fossimo. Ci siam così dati appuntamento vicino la metro a Taksim.

Prima di incontrarla siamo comunque entrati nel locale per mangiare. Io ho preso l’“Iskender kebap”: piatto realizzato con la stessa carne che si utilizza nel “dorüm kebap” (quello che vendono in Italia, per intenderci), condita con salsa di pomodoro, tanto burro e accompagnata dallo yogurt (che però io non ho mangiato).

Dopo esserci rincontrati con l’indiana, siamo andati a prendere un caffè mentre aspettavamo che il nostro amico turco-tedesco andasse a pregare. È molto osservante e prega cinque volte al giorno (infatti, durante la giornata passata insieme, ogni tanto spariva per un quarto d’ora per andare a pregare e poi ci raggiungeva di nuovo).

Il resto della serata lo abbiamo trascorso prima in un locale dove un ragazzo suonava e cantava dal vivo canzoni in turco. Lì abbiamo attaccato bottone con tutte le persone sedute nei nostri paraggi. Poi, stanchi della musica turca ci siamo avviati, su mio suggerimento, al James Joyce ad ascoltare un po’ di musica inglese. All’ingresso del pub il cameriere ci ha detto che essendo sabato dovevamo pagare 20 YTL (10 €) di ingresso in cui era compresa una birra (c’erano due gruppi dal vivo che suonavano). Io e l’indiana ci siamo guardate e ci siamo dette: “No è troppo, andiamo da un’altra parte”, allora il cameriere ci fa: “Ma no dai, entrate lo stesso, non vogliamo far andare via i nostri ospiti” e così siam entrati senza pagare nulla.

Verso mezzanotte sono andata a casa, dato che dovevo tornare sola, mentre gli altri sono rimasti e mi hanno ringraziato per il tour insieme e per avergli fatto conoscere il James Joyce.

Oggi i due ragazzi ripartono per la Germania. Io invece tra un po’ mi vesto e torno in ostello. Se l’indiana non si sveglia troppo tardi e il tempo migliora vogliamo vedere se oggi riusciamo ad andarci alle Isole dei Principi.

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Miniatürk, Istanbul