La cena di ieri sera è andata molto bene. Un nostro amico turco è venuto a casa verso le sei per poter cominciare a preparare le çiǧ köfte, speciali polpette fatte con un mix di spezie, una pasta di peperoncino e bulgur molto fino. In realtà dovrebbe esserci tra gli ingredienti anche carne macinata cruda, ma per sicurezza molti non la mettono. Si preparano lavorando l’impasto per più di un’ora a mano, dentro un contenitore apposito che presenta una superficie ruvida. In pratica vengono cotte con il calore delle mani e con quello generato dalla frizione sulla superficie.

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Çiǧ köfte in preparazione

Nei ristoranti le preparano con dei macchinari appositi, mentre ieri abbiamo fatto tutto a mano, dandoci il cambio ogni tanto. Il risultato è stato ottimo. Decisamente migliori di quelle comprate nei chioschetti. Anche se io, per attenuare il piccante, le ho mangiate insieme ad un sacco di insalata, pomodori e pane.

Il nostro amico, anche se di cittadinanza turca, in realtà è curdo. È originario di Diyarbakır (quella che viene definita dai curdi la capitale del Kurdistan turco) e vive ad Istanbul come studente fuori sede. Quando ho pronunciato la parola Kurdistan lui mi ha detto di non farlo mai davanti ad un turco, perché secondo lui, la maggior parte di loro va in paranoia a sentire questa parola.

Mi ha detto di sentirsi ben accettato in Turchia in quanto turco, non in quanto curdo. Per la Turchia il Kurdistan e i curdi non esistono, ma sono semplicemente turchi come tutti gli altri. La loro lingua non è riconosciuta e nemmeno il loro alfabeto che prevede alcune lettere in più rispetto a quello turco, come la Q. Tutte le scuole che frequentano sono rigorosamente in turco, ma si tramando il curdo di generazione in generazione.

Mi ha raccontato che la sua ex-ragazza (turca), quando ha saputo che era curdo si è messa a piangere perché ha detto che suo padre non le avrebbe mai permesso di sposare un curdo e per questo motivo si sono lasciati. Ha però aggiunto che non tutti i turchi sono così chiusi nei confronti del suo popolo.

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Çiǧ köfte fatte in casa